COMUNICATI








Cinquant'anni di impegno culturale e civile dell'Istituto Internazionale di Studi Europei " Antonio Rosmini"

1-Cenni storici e notizie sull'attività dell'Istituto
2-Elenco dei Presidenti, dei Direttori, dei Segretari e degli Economi dell'Istituto
3-Elenco dei convegni internazionali e delle tavole rotonde (*) organizzati
4-Collana degli atti dell'Istituto
5-Elenco degli attuali (2003) soci dell'Istituto
6-Le finalità
7-Gli equivoci dell'Istituto
8-Conclusione


A Bolzano, città di confine, ove non da oggi s'incontrano due civiltà, verso la metà dello scorso secolo, era attivo un "Gruppo Amici Rosminiani" (1) . Per iniziativa di questo Gruppo nei giorni 28-30 settembre 1954 si tenne un Incontro Internazionale Rosminiano sul tema : "La problematica politico-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini". L'intento era quello di approfondire e discutere il pensiero del Roveretano ritenuto più attuale , vale a dire più interessante al fine di individuare e proporre punti fermi sui quali fondare l'appena avviata ricostruzione dell'Italia e la costruzione dell'Europa dopo la tragedia della guerra. L'incontro, insomma, aveva una finalità politica (nel senso più nobile del termine), cioè si proponeva un'azione civile della cultura e per mezzo della cultura ad ampio raggio. Azione che si rivelerà necessaria anche e, forse, soprattutto in seguito di fronte al consolidamento e, successivamente, al crollo di prospettive ideologiche e di conseguenti regimi politici che non hanno saputo o non hanno voluto far tesoro dell'esperienza , cioè dell'insegnamento della storia non in senso ottocentesco ma in senso classico, vale a dire nel senso proposto, per esempio, da Aristotele o da Cicerone. Azione, poi, ancor più utile oggi di fronte allo smarrimento dell'Europa causato dalla crisi dell'ideologia che è sembrata, e che a taluni ancora appare, come vincitrice ma che per le sue premesse, almeno virtualmente nihiliste, è costretta a riconsiderare una questione fondamentale : quella che Rosmini chiamava la "sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società".
L'incontro rappresentò di fatto la premessa al "Convegno internazionale Antonio Rosmini" , che venne celebrato a Stresa nel luglio 1955, cioè nel primo centenario della morte del Roveretano. A Stresa , in occasione di questo convegno, si tenne il 23 luglio 1955 la riunione costitutiva dell'Istituto Internazionale di Studi Superiori "Antonio Rosmini" la cui fondazione era stata proposta e approvata a Bolzano al termine della seduta di chiusura dell'incontro del 1954. Alla riunione parteciparono fra gli altri : il prof. M.F. Sciacca dell'Università di Genova, il prof. Padre Giuseppe Bozzetti dell'Università di Roma e Preposito generale dell'Istituto della Carità, il prof. A. Silva Tarouca dell'Università di Graz, il prof. A. van Riet dell'Uniersità Cattolica di Lovanio, il prof. G. Berger dell'Università di Aix-en-Provence, il prof. J. Moreau dell'Università di Bordeaux, il prof. F. Ponteil dell'Università di Strasburgo, il prof. A. Dempf dell'Università di Monaco, il prof. J.F. Rintelen dell'Università di Magonza , il prof. St. J. Stevas dell'Università di Oxford, il prof. G. Delfgaauv dell'Università di Amsterdam, il prof. L. Craveiro Da Silva dell'Università Cattolica di Braga, il prof. Cunde dell'Università di Madrid, il prof. Muñoz Alonso dell'Univeristà di Murcia, il prof. E. Di Carlo dell'Università di Palermo, il prof. V. La Via dell'Università di Messina, il prof. Leo Magnino del Ministero della Pubblica Istruzione di Roma, il prof. padre A. Messineo S.J. de "La Civiltà Cattolica" di Roma, il prof. F. Morandini S.J. della Pontificia Università Gregoriana di Roma, il prof. L. Stefanini dell'Università di Padova, il prof. V. Chiocchetti in rappresentanza dell'Accademia degli Agiati di Rovereto (Trento), il dott. P. Stellin in rappresentanza del Sindaco di Bolzano, il prof. A. Penasa, segretario del citato Incontro Internazionale Rosminiano di Bolzano, nonché il dott. S. Benvenuti, la dott.ssa G. Bertagnolli , l'avv. A. De Luca, il prof. T. Lombardi, il prof. S. Tommasi e il prof. U. Corsini, tutti componenti, allora, la segreteria dell'Incontro Rosminiano citato.
Nel corso di questa riunione, presieduta da Michele Federico Sciacca, vennero poste le basi "operative" dell'Istituto Internazionale di Studi Superiori "A. Rosmini", che - come si precisò sin d'allora - non era un'istituzione rosminiana bensì un Istituto di alta cultura, attento soprattutto alle questioni giuridico-politico-sociali con il fine di formare e consolidare un'autentica coscienza europea. Venne, infatti, allora eletto un consiglio provvisorio di Presidenza. A presiederlo fu chiamato il prof. Michele Federico Sciacca il quale fu coadiuvato da un Ufficio esecutivo del quale fecero parte, a vario titolo, il prof. padre Francesco Morandini, il prof. Vincenzo La Via, il prof. Leo Magnino, il prof. Luigi Stefenini, il prof. Valentino Chiocchetti, il prof. Aldo Penasa, il prof. padre Giuseppe Bozzetti, il prof. Marino Gentile, il prof. Livio Barone Fiorio, il prof. Gaetano Chiavacci.
Il consiglio provvisorio di Presidenza cessò la sua attività in seguito alla costituzione del Consiglio di Presidenza, avvenuta a Bolzano il 15 settembre 1956. Presidente fu eletto il prof. Adolfo Muñoz Alonso - spagnolo - che nominò Direttore il prof. Michele Federico Sciacca, dimessosi poi quasi immediatamente - le motivazioni delle sue dimissioni vennero esaminate e discusse in una seduta del Consiglio di Presidenza del gennaio 1957 - per divergenze con le scelte allora operate dall'Istituto.
Nel 1957, anche per rispondere a una proposta formulata dal Ministero della Pubblica Istruzione di Roma, si discusse l'opportunità di conservare all'Istituto la sua originaria denominazione. Dopo un approfondito esame delle varie proposte si optò per la costituzione dell'Associazione Internazionale di Studi Europeistici "Antonio Rosmini" (cfr. Atto notarile Notaio Aldo Pantozzi, Bolzano 5 settembre 1957 al n. 273 Priv.), che si affiancò all'Istituto Internazionale di Studi Superiori "Antonio Rosmini", il cui statuto essa fece proprio il 14 dicembre 1957.
Per superare le difficoltà di funzionamento in seguito insorte a causa della compresenza dell'Istituto e dell'Associazione, il 23 marzo 1961 venne costituto l'Institut Interational d'Etudes Européennes "Antonio Rosmini". Approvato il suo Statuto, l'Associazione Internazionale di Studi Europeistici "Antonio Rosmini" si sciolse e i suoi soci furono cooptati fra quelli dell'Istituto.
Dopo le modifiche dello Statuto, apportate il 2 settembre 1961, per l'Institut International d'Etudes Européennes "Antonio Rosmini", diretto erede di quell'Istituto Internazionale di Studi Superiori concepito a Bolzano nel 1954 e costituito formalmente a Stresa nel 1955, si apre un lungo e fecondo periodo di stabilità e di costruttiva attività in campo internazionale. (2)
Nel 2000 l'Istituto ha approvato un nuovo Statuto che, mantenendo le finalità originarie, adegua i suoi strumenti operativi alle mutate condizioni storiche e sociali.

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La fondazione dell'Istituto, soprattutto all'inizio, suscitò diffidenze e sospetti : qualche Ateneo (specialmente l'Università di Padova) seguì con particolare attenzione i suoi primi passi nel timore che la sua costituzione potesse preludere alla richiesta dell'istituzione di un'autonoma Università a Bolzano ; il gruppo locale di lingua tedesca nutrì diffidenze nei suoi confronti, sospettando che esso fosse stato fondato dissimulando le sue vere finalità. Si pensò, cioè, che - nonostante le consultazioni dei rappresentanti delle maggiori istituzioni culturali di lingua tedesca e il dialogo aperto con questi per una costruttiva collaborazione - l'Istituto fosse nato con scopi "nazionalistici ". Significative furono, a questo proposito, le denunce lanciate negli anni '50 dalla stampa locale di lingua tedesca contro i presunti tentativi di una sempre maggiore penetrazione in Alto Adige della cultura italiana (cfr., per esempio, "Dolomiten" 3 settembre 1955). Allarmati erano, del resto, persino taluni amici dell'Istituto che non mancarono di manifestare le loro preoccupazioni. Da parte di taluni rappresentanti delle istituzioni culturali o, comunque, del gruppo di lingua tedesca, si osservò, infatti, che anche funzionari governativi, giunti in Alto Adigte con le migliori intenzioni, finirono per essere "vittime del nazionalismo" (on. Ebner) o che "troppi tentativi [... erano] stati fatti per la penetrazione della cultura italiana nell'ambiente tedesco" (padre Leopoldo von Gumppenberg, Capp.).
Era difficile, insomma, soprattutto in quegli anni di esasperato nazionalismo e nei quali si avvertivano ancora le ferite della guerra, persuadere l'opinione pubblica locale - anche quella più "aperta" - che il sorgere di un Istituto a Bolzano fosse dovuto unicamente a nobili e dichiarati motivi. Poco giovò ricordare che ogni città dell'Europa sarebbe stata felice di essere eletta a sede di un Istituto che notevoli apprezzamenti incontrava già all'inizio della sua attività in sede internazionale. Anche sulla stampa tedesca, particolarmente in Germania.
Antonio Rosmini allora era "letto" ancora in chiave risorgimentale. Ciò contribuì ad alimentare diffidenze e sospetti. Non si comprese subito, insomma, che intitolare un istituto a Rosmini non significava necessariamente ispirarsi a tutto il suo pensiero (l'osservazione è di Clemente Riva. Cfr. "Verbale della seduta del Consiglio di Presidenza" del 28 febbraio 1956). Meglio : non si comprese che esso non aveva "lo scopo di diffondere il pensiero di Rosmini in quanto Rosmini, ma di diffondere il pensiero di Rosmini in quanto cristiano" (3). In altre parole non si comprese che i fondatori dell'Istituto diedero all'Istituto medesimo il nome di Rosmini quasi a garanzia dell'impegno a promuovere e diffondere il riconoscimento degli autentici diritti (quelli legati alla responsabilità) proprio perché posti sotto l'egida della giustizia e della carità cristiana: Rosmini, infatti, - com'è stato osservato - "non era europeista [...], perché italiano, ma era europeista, perché cristiano" (4). Né si comprese che il pensiero rosminiano non è affatto "nazionalistico". Soprattutto, però, non si comprese la portata delle finalità statutarie di un Istituto che dichiarò apertamente d'ispirarsi alle grandi linee del pensiero cristiano ed europeo con la finalità di valorizzare in particolare i principi del diritto naturale (art. 2 dello Statuto dell'Istituto Internazionale di Studi Superiori, approvato il 15 settembre 1956).
Non mancarono, però, attenzioni costruttive e riconoscimenti. Ebbe un particolare significato e fu, di fatto, di fondamentale importanza per la vita e lo sviluppo dell'Istituto la decisione del Comune di Bolzano che, "in considerazione dei principi di reciproca fiducia e di apertura internazionale" dell'Istituto medesimo, ne assunse il patronato (Dichiarazione dell'Assessore del Comune di Bolzano, prof. Aurelio Corsini. Cfr. "Verbale della riunione di giunta" del 12 gennaio 1957). Si deve innanzitutto alla lungimiranza del Sindaco Lino Ziller se esso ha potuto assumere sempre più chiaramente - lo sottolineò un suo successore, il Sindaco Giorgio Pasquali, portando il saluto della Città di Bolzano ai convegnisti del 1961 - "quell'aspetto di accademia internazionale e soprannazionale, che tanta autorità conferisce e tanti consensi gli apporta nel vasto regno del pensiero" (5).
Altrettanto importante e, sotto certi aspetti, decisivo fu il sostegno morale di mons. Gargitter, Vescovo di Bolzano-Bressanone, che non solo apprezzò le finalità dell'Istituto ma incoraggiò la sua opera portando il suo personale contributo ai lavori di un convegno. Anche il suo successore, mons. Wilhelm Egger, ha voluto incoraggiare l'attività esprimendo "sincera stima" e "profonda riconoscenza" per le sue ricerche e per i risultati da esso conseguiti (6).
Il nuovo clima determinato dall'evoluzione della cosiddetta "questione altoatesina", ma soprattutto le costanti e coerenti dimostrazioni di autentica apertura internazionale dell'Istituto contribuirono a dissolvere, sia pure gradualmente, sospetti e diffidenze. Anche la stampa di lingua tedesca ha compreso, al pari di quella di lingua italiana, che la questione decisiva si giuoca a livelli diversi e più profondi rispetto ai problemi, pur reali, delle culture "nazionali". Si è compreso, cioè, che l'Institut International d'Etudes Européennes non era e non è uno strumento di "penetrazione" (un cavallo di Troia), ma un'istituzione - una delle più prestigiose e qualificate fra quelle operanti a Bolzano - di alta cultura, luogo d'incontro di tradizioni e scuole di pensiero diverse, tutte però tese a un confronto costruttivo sui grandi problemi dell'Europa. In altre parole l'Istituto è riuscito - e non è stata senza significato, sotto questo aspetto, la Presidenza del prof. Wolfgang Waldstein, già Rettore dell'Università di Salisburgo - a dimostrare che i destini degli uomini e dei popoli si decidono considerando le scelte, che sono chiamati ad operare, intorno a valori che, riconoscendo le differenze, li accomunano nell'essenziale. La società di cultura tedesca e quella di cultura italiana sono alle prese con gli stessi problemi, essendo entrambe influenzate dalla Weltanschauung illuministica anche se essa si manifesta nella sua versione debole.

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L'Istituto in quasi cinquant'anni di attività ha organizzato quarantadue convegni internazionali ; ha pubblicato la relativa Collana di A t t i ; ha dato alle stampe saggi scientifici ; ha organizzato conferenze, dibattiti, "tavole rotonde", seminari in Italia e all'estero.
L'Istituto ha favorito l'incontro a Bolzano di eminenti personalità della cultura mondiale : filosofi, storici, letterati, giuristi, teologi. Basterebbe ricordare fra coloro che sono passati all'"altra riva" e a titolo d'esempio i nomi di Luigi Alfonsi, Giovanni Ambrosetti, Giorgio Balladore-Pallieri, Felice Battaglia, Henri Battifol, Augusto Del Noce, Marino Gentile, Etienne Gilson, Gabriel Marcel, Carlo Alberto Maschi, Adolfo Muñoz Alonso, Michele Federico Sciacca, Michael Schmaus, Ugo Spirito, Thomas Chaimowicz, Dario Composta, Gonzalo Fernandez de la Mora, Jorge Uscatescu.
Alle attività culturali dell'Istituto hanno portato, inoltre, il loro contributo giudici della Corte costituzionale italiana (Ambrosini, Ferrari) e della Corte costituzionale ungherese (Zlinszky), ministri italiani della Pubblica istruzione (Gonella) e della Funzione pubblica (Giannini), dell'Educazione nazionale del Gran Ducato del Lussemburgo (Frieden), ambasciatori (Kupiszewski e Quaroni), accademici di tutti i Paesi dell'Europa, dall'Atlantico agli Urali.
Dopo l'Assemblea del 2003, i Soci dell'Istituto - quasi tutti docenti universitari - sono ventotto.


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(1)      Cfr. A. Penasa, Testimonianza, in Al di là di Occidente e Oriente: Europa, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1994, pp. 53-57.

(2)      L’attività dell’Istituto è stata costantemente seguita da istituzioni culturali e da studiosi di tutti i Paesi dell’Europa occidentale e delle Americhe. Significative, però, a questo proposito, sono state le richieste di copie dei volumi pubblicati e/o di assegnazione di borse di studio da parte di studiosi dei Paesi dell’Europa dell’Est, ancor prima della caduta del muro di Berlino. Negli anni a noi più vicini l’Istituto ha svolto attività anche all’estero. Basterebbe ricordare il seminario tenuto a Praga nel 1993.

(3)      G. Rossi, in Le basi culturali dell’unità europea, Bolzano, Tipografia Athesia, s.d. (ma 1957).

(4)      Ivi, p. 64.

(5)      G. Pasquali, in L’Unification européenne. Réalité et problémes, Bolzano, Tipografia Athesia, 1962, p. 11

(6)      Cfr. W. Egger, in Il contributo della cultura all’unità europea, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, p. 8.


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