COMUNICATI







Cinqant'anni di impegno culturale e civile dell'Istituto Internazionale di Studi Europei "Antonio Rosmini"

1-Cenni storici e notizie sull'attività dell'Istituto
2-Elenco dei Presidenti, dei Direttori, dei Segretari e degli Economi dell'Istituto
3-Elenco dei convegni internazionali e delle tavole rotonde (*) organizzati
4-Collana degli atti dell'Istituto
5-Elenco degli attuali (2003) soci dell'Istituto
6-Le finalità
7-Gli equivoci dell'Istituto
8-Conclusione

Aldo Penasa ha ricordato che al "Gruppo Amici Rosminiani" di Bolzano era chiaro fin dal 1954 "che solo in un'ottica di valori oggettivamente obbliganti [...i] i diritti [dell'uomo] avrebbero potuto trovare un solido fondamento" (7). Erano consapevoli, cioè, i fondatori dell'Istituto che l'essenza della questione politica e il perno della ricostruzione civile prima ancora che materiale (8)  stava e poggiava nell'individuazione dell'autentico concetto della persona umana, della sua libertà, dei suoi diritti. Ma erano consapevoli anche - lo sottolineò con vigore padre Antonio Messineo nella sua relazione al convegno del 1954 - che l'Europa e, prima ancora, l'Italia a questo proposito si trovavano di fronte a una concordanza di parole e a una discordia di opinioni e di opzioni : "Indubbiamente - affermò allora Messineo - tanto le concezioni liberali quanto la filosofia politica e sociale del Rosmini concordano nel rilievo dato alla libertà e ai diritti umani, che ne sono la manifestazione e l'esercizio concreto, ma libertà e diritti hanno un senso diverso nelle une e nell'altra, a causa appunto della più profonda diversità che esiste tra la filosofia illuministica, appoggiata sopra un agnosticismo radicale e un naturalismo chiuso ad ogni alito trascendente, e il pensiero cristiano aperto verso la metafisica e l'essere [l'Essere] assoluto, sul piano puramente razionale, e, sul piano superiore, agli splendori della rivelazione" (9). In verità, ci fu chi, allora, si spinse oltre e vide nei diritti umani come concepiti dal razionalismo politico-sociale la negazione degli autentici diritti della persona : Michele Federico Sciacca, infatti, affermò che non "solo il marxismo si pone contro i diritti della persona, non solo i totalitarismi, ma anche in molti casi il liberalismo" (10). L'affermazione, però, - lo accenneremo più avanti - era inattuale e, come suol dirsi, fu lasciata cadere. Allora, infatti, era convincimento diffuso che la questione essenziale stesse - e, in parte, intendiamoci stava realmente - nella riaffermazione dei diritti dell'individuo e/o della persona, concepiti come anteriori allo Stato. Non si avvertì l'esigenza di tematizzare questa presunta anteriorità e, soprattutto, la cultura europea di allora - salvo rare ecezioni, come ad esempio il Garrigou-Lagrange (11) - sembra che non abbia avvertito che questa posizione racchiudeva un equivoco (il quale facilmente poteva, come avvenne, tramutarsi in errore) e che il problema dello Stato in sé non era necessariamente identificabile con quello dello Stato moderno (totalitario per sua natura anche quando si presenta come "Stato di diritto" e tanto più quando esso, con il partito totalitario, diventa mero apparato di coercizione e di azione amministrativa). La problemizzazione di questi temi e la parziale rettifica avverrà più tardi all'interno dell'Istituto con taluni contributi dovuti, per la persona, soprattutto a Composta (12) e, in parte, Berti (13), per lo Stato, ad Ambrosetti (14) e, sia pure sotto un profilo diverso, a Grasso (15).
Procediamo, però, per gradi. Abbiamo detto all'inizio che l'intento degli organizzatori del primo Incontro Internazionale Rosminiano di Bolzano fu quello di approfondire e discutere il pensiero del Roveretano ritenuto più attuale. Si volle, cioè, studiare soprattutto la filosofia della politica del Rosmini, non con propositi "accademici" ma per offrire prospettive e fondamenti alle nuove impostazioni giuridico-istituzionali degli Stati europei. La seconda guerra mondiale aveva frantumato talune costruzioni politiche razionalistiche : la sconfitta dei regimi cosiddetti autoritari segnò, infatti, anche la sconfitta dell'idealismo e del neo-idealismo di matrice hegeliana, almeno quello elaborato dalla sua componente detta "di destra". Aveva decretato, e senza possibilità d'appello, l'insuccesso o l'incapacità di offrie quella giustificazione del reale che pur si era tentato di dare e che già a livello teoretico era stata messa in discussione da taluni autori esistenzialisti e spiritualisti, nonché da quelle scuole filosofiche che riamsero, forse, nell'ombra ma che mai si lasciarono incantare dalle Sirene che in ogni tempo incantano la maggioranza degli uomini.
Con lungimiranza i fondatori dell'Istituto avvertirono la necessità di affermare i valori dello spirito contro l'allora dilagante pragmatismo sociale che, pur opponendosi alle false metafisiche dei toatalitarismi, non rappresentava, in ultima analisi, una loro valida alternativa. Per affermare i valori dello spirito posero al centro dell'attenzione e, per taluni aspetti, della ricerca la questione della persona umana che costantemente, ma soprattutto nel primo decennio di attività dell'Istituto, ha rappresentato l'argomento-chiave di ogni altra questione (16). Così, essa emerge con vigore non solo approfondendo La problematica politico- sociale nel pensiero di Antonio Rosmini (convegno 1954), ma anche indagando su Le basi culturali dell'unità europea (convegno 1956) o studiando la natura e il rapporto che corre tra Autorité et liberté (convegno 1960) e, persino, considerando i problemi legati a Sociologisme et vérité (convegno 1967) o quelli relativi alla Caduta e ripresa della religiosità in Europa (convegno 1982).
Nessuno può negare che quella della persona umana sia stata e, tuttora, sia una questione fondamentale dell'epoca contemporanea. Dall'individuazione della sua natura dipendono, infatti, il modo d'intendere la libertà, il diritto, la legge, lo Stato, i rapporti fra gli Stati e via dicendo. La persona umana, insomma, è veramente un punto archimedeo della vita individuale e sociale.
L'Istituto la considerò tale, pur non accogliendo le reiterate proposte di trasformarlo in Istituto di Studi giuspersonalistici. Esso, infatti, preferì adottare, prima, e mantenere, poi, l'attuale sua denominazione, poiché con la prima s'intrecciava un'altra questione : quella della definizione di Europa che, a sua volta, implica l'individuazione dell'essenza della civiltà dalle quali dipendono, poi, le scelte concrete relative alla costruzione giuridico-istituzionali dell'Europa politica.
In un primo momento il problema sembrò consistere principalmente se non esclusivamente nel superamento dei nazionalismi, nell'impegno teso a favorire un'"organizzazione di coesistenza" fra gli Stati, "aprendo" i popoli, soprattutto attraverso la cultura, a una reciproca conoscenza ed accoglienza del loro ethos e delle loro peculiarità (e la "cosa" ebbe un significato rilevante pure in sede locale), anche se ci si rese conto subito - l'osservazione è di Felice Battaglia - (17) che il modello cui l'Europa doveva guardare non era quello rappresentato dalle anfizionie greche ma piuttosto quello offerto da Roma con i suoi differenziati e precisi vincoli politici. Ciò spiega, da una parte, l'indagine storica - significativi sono, a questo proposito, per esempio i contributi del Gilson, del D'Onofrio, dell'Huillier (18)- e, dall'altra, l'indagine meramente conoscitiva de L'idea di Europa in grandi personalità (convegno 1979), vale a dire l'indagine su come si pensò all'Europa dall'antichità ai giorni nostri e, cioè, da Virgilio (Alfonsi) a Montesquieu (Goyard-Fabre), a Mazzini (F. Gentile), a Ortega y Gasset (Uscatescu) e Camus (Passeri Pignoni) .
In un secondo momento, precisamente a partire dal 1987, la questione Europa si fa meno storico-culturale e più teoretica ; meglio : anche quello storico culturale diventa problema teoretico. Per rendere immediatamente evidente quest'affermazione, basterebbe ricordare le due relazioni svolte da Francesco Gentile rispettivamente nel 1988 e nel 1992 : Il problema Europa tra ideologia e politica e Il problema dell'integrazione europea (19).
C'è di più. Problemizzando l'esperienza giuridico-politica dell'Europa contemporanea, si scoprono aporie [basterebbe pensare al convegno del 1989 dedicato a Rivoluzione francese e coscienza europea, oggi : un bilancio e, in particolare, all'intervento introduttivo dell'allora presidente dell'Istituto Marino Gentile (20)  o alle considerazioni di Waldstein riservate, nel 1992, all'ideologia del pluralismo liberale (21)], ma anche continuità, e continuità non meramente storicistiche ma nate dalle profonde esigenze della civiltà europea. Ciò è particolarmente evidente, nonostante i molti problemi causati specialmente dal costituzionalismo, nel campo giuridico. Significativo per esempio , a questo proposito, è quanto hanno illustrato Scholler (22)  e Wittmann (23)  o quanto documentato da Waldstein (24) e Composta (25)  l'anno seguente o, ancora, quanto ha sostenuto Mamut nel 1992 (26).

In questa seconda fase, insomma, la questione Europa diventa questione di contenuti, ricerca delle caratteristiche essenziali della civiltà, domanda intorno all'identità europea. In altre parole, il vecchio problema dell'"organizzazione della coesistenza" divento uno pseudo- problema. Esso non basta a giustificare l'impegno per l'Europa. Esso non può dire che cosa è l'Europa, la quale non s'identifica nemmeno con quelle che Aristotele chiamava alleanze e che oggi potremmo individuare in patti, accordi e trattati : il problema è l'individuazione della natura e del fine della comunità politica che, essendo costituita da uomini e popoli liberi e uguali (anche se non identici) deve trovarle ragioni dell'integrazione e dell'autonomia, cioè il giusto equilibrio fra l'unità dell'essenziale (e, quindi, unicità del fine) e diversità dell'accidente (e, quindi, pluralismo delle vie) come si è visto con il convegno del 1993. Ciò è possibile solamente abbandonando le ideologie, che per loro natura portano all'omologazione sia essa quella del cosiddetto "pensiero forte" sia essa quella del "pensiero debole". E' per questo che l'Istituto, andando consapevolmente controcorrente, ha dedicato un convegno all'Europa non come terza via tra materialismo e nihilismo ma come via della civiltà, cioè al vivere umanamente (Al di là di Occidente e Oriente, Europa, convegno 1992) e successivamente (2001) ha tematizzato l'Europa per ricercarne l'anima.

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      (7)           A. Penasa, Testimonianza, cit., p. 55.

(8)      Diversi relatori, ma soprattutto Michele Federico Sciacca, sottolinearono come «il progresso materiale, per straordinario che sia, è sempre un accidente; la sostanza è data dalla vita spirituale e dai valori che essa esprime; perciò il progresso materiale come fine a se stesso ed esso stesso principio fondamentale della società, è la distruzione dell’esistenza della società umana» (M.F. Sciacca, Riflessioni di «oggi» su pagine di «sempre», in La problematica politico-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini, Roma, Bocca editori, 1955, p. 131). Osservazione profetica che a mezzo secolo rivela tutta la sua fondatezza, soprattutto dopo le illusioni offerte dal consumismo della cosiddetta civiltà occidentale, cioè dopo l’illusione derivata dall’identificazione di benessere (animalesco) con bene comune.

(9)      A. Messineo, Libertà e socialità nel pensiero di A. Rosmini, in La problematica politico-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini, cit., p. 41.

(10)      M.F. Sciacca, Discussione della 3ª Relazione, in La problematica politico-sociale di Antonio Rosmini, cit., p. 149.

(11)      Il Garrigou-Lagrange fu fra i pochissimi che, già prima del crollo dei regimi autoritari e della fine dell’egemonia cultural-filosofica dell’attualismo in Italia, mise in guardia contro i pericoli rappresentati dallo stesso personalismo (cfr. R. Garrigou-Lagrange, De vera nozione personalitatis, in Acta Pont. Academiae S. Thomae Aq., Torino, Marietti, 1938). Per la complessa questione si cfr. D. Castellano, Il problema della persona umana nell’esperienza giuridico politica (I) Profili filosofici, in «Diritto e Società», Padova n. 1/1988, pp. 107-154, e Id, Il «concetto» di persona umana negli Atti dlel’Assemblea costituente e l’impossibile fondazione del politico, in La decadenza della Repubblica e l’assenza del politico, a cura di Danilo Castellano, Bologna, Monduzzi editore, 1995, pp. 37-71.

(12)      Cfr. D. Composta, Il personalismo rosminiano e il pensiero contemporaneo, in La crisi dell’identità nella cultura europea contemporanea, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1992, pp. 65-76. Si cfr., però, nello stesso volume i contributi di Jean-Marc Trigeaud e di Giuseppe Vattuone, nonché gli Atti della «tavola rotonda» dedicata a La persona umana nella problematica giuridica europea.

(13)      Cfr. E. Berti, Significato del ritorno alla persona, in Caduta e ripresa delle religiosità in Europa, Bolzano, Tipografia «La Litografica», s.d., pp. 103-109.

(14)      Cfr. G. Ambrosetti, Il tema dello Stato nell’avvenire dell’uomo, in L’avenir de l’homme, Bolzano, Tipografia Athesia, s.d., pp. 157-165.

(15)      Cfr. P.G. Grasso, La decadenza dello Stato nazionale e l’Europa, in L’Europa tra autonomie e integrazione, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1994, pp. 11-19.

(16)   A questo proposito, oltre ai contributi citati, devono essere ricordati quelli di F. Moradini, Persona e verità, in La problematica politco-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini, cit., pp. 326-328; J. De Finance, Nature, persone, société, in Sociologisme et vérité, Bolzano, Tipografia Presel, 1975, pp. 155-167; J.-M. Trigeaud, Activité personelle et bien juridique chez Rosmini, in Correnti filosofiche ed esperienze nell’arte di oggi, Bolzano, Tipografia «La Litografica», s.d., pp. 28-39; A. David, La persone humaine confronteé aux sciences et aux techniques du vingtième siècle, in Scienza e cultura in Europa oggi, Bolzano, Tipografia «La Litografica», s.d., pp. 59-79.

(17)   Cfr. F. Battaglia, in L’unification européenne. Réalité et Problèmes, Bolzano, Tipografia Athesia, 1962, p. 17.

(18)   Tutti nel citato volume L’unification européenne. Réalité et problèmes.

(19)   Rispettivamente nei volumi Il contributo della cultura all’unità europea, cit., pp. 85-103, e Al di là di Occidente e Oriente, Europa, cit., pp. 11-26.

(20)   Cfr. M. Gentile, Introduzione, in Rivoluzione francese e coscienza europea, oggi: un bilancio, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1991, pp. 11-15.

(21)   Cfr. W. Waldstein, Zur Ideologie des liberalen Pluralismus, in Al di là di Occidente e Orient, Europa, cit., pp. 59-70.

(22)   Cfr. H. Scholler, Das römische Recht in Europa, in L’Europa e il Diritto, cit., pp. 53-67.

(23)   Cfr. R. Wittmann, Das Erbe des römischen Rechts im heutigen Europa, in L’Europa e il Diritto, cit., pp. 9-16.

(24)    Cfr. W. Waldstein, Il contributo del Diritto romano all’unità dell’Europa, in Il contributo della cultura all’unità europea, cit., pp. 11-22.

(25)   Cfr. D. Composta, L’apporto del Diritto canonico per la formazione dell’Europa cristiana, in Il contributo della cultura all’unità europea, cit., pp. 23-43.

(26)   Cfr. L Mamut, Recht macht uns Einig, in Al di là di Occidente e Oriente, Europa, cit., pp. 91-101.


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