COMUNICATI







Quarant'anni di impegno culturale e civile dell'Istituto  Internazionale di Studi Europei "Antonio Rosmini"

1-Cenni storici e notizie sull'attività dell'Istituto
2-Elenco dei Presidenti, dei Direttori, dei Segretari e degli Economi dell'Istituto
3-Elenco dei convegni internazionali e delle tavole rotonde (*) organizzati
4-Collana degli atti dell'Istituto
5-Elenco degli attuali (2003) soci dell'Istituto
6-Le finalità
7-Gli equivoci dell'Istituto
8-Conclusione

L'opera dell'Istituto è stata ed è, senza ombra di dubbio, un costante e costruttivo richiamo critico a favore dell'autentico umanesimo che nel Cristianesimo trova il suo naturale coronamento. Il che implica che la ricerca di un superamento di questo o di un suo inveramento esclusivamente storico costituisce simultaneamente, ancorchè in taluni casi virtualmente, la sconfitta dell'uomo. A questo proposito, è significativa la tesi di Muñoz Alonso secondo il quale talune interpretazioni della persona umana, prospettate anche in qualche convegno dell'Istituto, sono arrivate a smarrire il concetto, vale a dire la verità, della persona umana medesima a causa della perdita del senso profondo del Cristianesimo (27).

L'osservazione è degna di particolare considerazione poiché, vuoi per la vischiosità delle mode culturali vuoi a causa di talune ideologie, qualche equivoco c'è stato anche all'interno dell'Istituto. Per quel riguarda la persona, per esempio, sono state sostenute - e, spesso, caparbiamente difese - tesi almeno potenzialmente nihiliste. Non sono mancate, infatti, proposte di generica derivazione neo-idealistica, che, pur invocando nominilisticamente Rosmini, riducono l'essenza della persona alla sua sola consapevole attività (28), o tesi che, in nome dell'illuministica tolleranza, identificano la persona umana e la personalità: il principio assoluto secondo il quale la persona sarebbe l'atto delle sue scelte o, meglio, la decisione manifestantesi nelle sue scelte, in tutte le sue scelte, sarebbe la garanyia del rispetto della libertà che, quindi, s'identificherebbe con la decisione (29). Il che spiegherebbe la genesi di taluni discutibili giudizi storico-teoretici (30) e politico-giuridici (31) , che nell'arco di quarant'anni sono stati più volte riproposti (32)  e più volte contestati (33).
La questione non deve essere sottovalutata, poiché da essa nasce - com'è nato - anche l'equivoco a proposito dell'integrazione europea, spesso ideologicamente identificata con l'omologazione a un modello politico-giuridico entrato definitivamente in crisi. In altre parole, Europa ed indifferenza - secondo questa prospettiva - coinciderebbero.
Se ciò fosse vero, però, le finalità stesse dell'Istituto sarebbero negate; sarebbero misconosciute, anzi, le ragioni della sua fondazione e del suo operare. Quell'indifferentismo, infatti, che identifica libertà e decisione a livello individuale porta anche, e, coerentemente, a livello teorico all'identificazione di un liberalismo "filosofico" e fattualità. La filosofica politica di Hegel, perciò, altro non sarebbe che la rigorizzazione del liberalismo che, sia pure in una particolare versione, si identificherebbe con il totalitarismo. L'osservazione di Michele Federico Sciacca del 1954, quindi, sarebbe fondata anche se essa andrebbe integrata con un'altra : quella secondo la quale il personalismo contemporaneo (che nulla a che vedere con quello classico e, quindi, nemmeno con quello rosminiano) sarebbe anch'esso lontano dalla concezione della persona come l'intese Rosmini per il quale - lo sottolineò Giuseppe Bozzetti (34) nel convegno del 1954 - la natura dell'uomo, racchiudendo in sé sia il fine dell'uomo sia quello della società civile, prescrive che questo fine non possa essere altro che il vero bene umano. Il perseguimento di questo bene è il fine dell'autentica politica, cioè di quella politica che Rosmini definisce "consumata" (35) e che, quasi a conclusione Della sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società ricorda consistere nel favorire la pratica illimitata della virtù. Virtù che è anche la forza sociale suprema e che va cercata nel Cristianesimo, anzi - sottolinea Rosmini - nel Cattolicesimo (36).

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(27)      Cfr. A. Muñoz Alonso, in Le basi culturali dell’unità europea, cit., pp. 17-18.

(28)      Cfr. G. Chiavacci, La filosofia della politica, in La problematica politico-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini, cit., p. 31.

(29)      Si cfr. gli interventi di D. Galli e C. Cereti in Le basi dell’unità europea, rispettivamente a p. 110 e alle pp. 112-113. Puntuale è stata la risposta di M. Gentile che ha osservato come «la tolleranza, così esaltata dall’illuminismo, è assai limitata, […] in quanto nella concezione illuminista non si tollera chi ammette la verità in quanto tale» (Ivi, p. 115). Sorprendente, invece – e in contraddizione con altre sue precedenti sentenze – rimane l’affermazione di Muñoz Alonso secondo il quale «per fondare le basi culturali dell’unità europea [… è] essenziale approfondire non solo la matrice umanistica della nostra cultura, ma pure l’apporto dell’illuminismo» [Ivi, p. 267]

(30)      Per esempio l’interpretazione in senso kantiano di Rosmini (cfr. G. Chiavacci, La filosofia della politica, cit., p. 35), contestata dal Messineo nello stesso volume (cf. A. Messineo, Libertà e socialità nel pensiero di A. Rosmini, cit., p. 51); oppure l’identificazione di filosofia e scetticismo operata da Jorge Uscatescu (cfr. J. Uscatescu, Europa: unità nella diversità. Problemi essenziali di una vera e piena comunità europea, in L’Europa tra autonomie e integrazione, cit., p. 47.

(31)       Carlo Cereti, per esempio, ha con insistenza proposto tesi politico-giuridiche razionalistiche. Basterebbe pensare al fondamento della legittimità da lui proposto, che starebbe nel consenso; alla identificazione di autorità e sovranità da lui operata, per la qualcosa l’autorità sarebbe in grado di cambiare l’essenza delle «cose»: il potere fisico brutale, cioè la violenza, si trasformerebbe, per esempio, in forza (che sarebbe tale solamente in quanto giuridicamente disciplinata), nella quale starebbe la natura dell’autorità (cfr. C. Cereti, Autorità e libertà nella costituzione italiana, in Autorité et liberté, Bolzano, Tipografia Athesia, 1961, pp. 289-293. L’esaltazione che Guido Gonella, d’altra parte, fa dello Stato moderno (cfr. Ivi, p. 22), se si concilia con il «personalismo» sturziano (cfr. G. Marchello, Ivi, pp. 157-160), difficilmente può trovare fondamento nel pensiero rosminiano che – lo dichiara apertis verbis Clemente Riva (anche se questo autore non ne trae, poi, tutte le conseguenze) – è critico, anzi esplicitamente critico, verso il liberalismo e il socialismo (Ivi, p. 194).

(32)      Costituisce, per esempio, una specie di «cartina di tornasole» per comprendere l’autentico pensiero del Roveretano circa il liberalismo e l’Europa la sua interpretazione della Rivoluzione francese. A giudizio di taluni – Clemente Riva (L’idea di Europa in Antonio Rosmini, in L’unification européenne, Réealité et problèmes, cit., p. 244) e Francesco Mercadante (Stato nazionale e Stato plurinazionale in Rosmini, in L’Europa tra autonomie e integrazione, cit., p. 75) per esempio – Rosmini avrebbe ritenuto evangelici i principi di questa Rivoluzione, la quale, pertanto, avrebbe mutuato la sua forza morale dal Cristianesimo. Questa «lettura» di Rosmini sembra non tener conto di una necessaria distinzione tra interpretazione «storica» e interpretazione «teoretica». Se, infatti, storicamente la Rivoluzione francese può aver rappresentato l’occasione per il superamento dell’«assolutismo» dello Stato, essa non supera l’«assolutismo» della sovranità popolare, incompatibile con il Cristianesimo.

(33)      Riferendosi ancora e per esempio alla Rivoluzione francese, osserviamo che Pier Paolo Ottonello offre una «lettura» molto diversa rispetto a quelle citate nella precedente nota del pensiero di Rosmini a questo proposito (cfr. P.P Ottonello, Rosmini e la rivoluzione francese, in Rivoluzione francese e coscienza europea, oggi: un bilancio, cit., pp. 27-42.

(34)      Cfr. G. Bozzetti, La teoria rosminiana degli equilibri politici, in La problematica politico-sociale nel pensiero di Antonio Rosmini, cit, p. 27.

(35)      Cfr. A. Rosmini, Della sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società, ora in Filosofia della politica, a cura di Mario D’Addio, Milano, Marzorati editore, 1972, p. 120.

(36)   Cfr. Ibidem. 

 


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